tutto molto speziato, come in un musical di Bollywood, tutto allineato con un gusto medio (per fortuna non mediocre) senza lode e senza infamia.
E arriviamo ad Aladdin, che fin dalle foto promozionali uscite parecchio tempo prima del trailer ha fatto fare a più di uno smorfie che andavano dal disgusto alla disapprovazione.
Aladdin, come prima di lui La bella E la bestia, Il libro della giungla, La carica dei 101 (e presto Il Re Leone, ma quella è o sarà un’altra storia), fonda la sua stessa ragion d’essere con il confronto – non solo inevitabile ma forse ontologico – con l’originale, una continua riproposizione di scene ultra famose che sono ormai entrate nell’immaginario e che devono essere ricostruite forzando la realtà e distorcendola tramite la forza della fantasia (o più esattamente della computer grafica).