Le nuove etichette rischiano così di essere fuorvianti, illudendo le persone di acquistare prodotti più rispettosi del benessere animale, e penalizzanti per gli allevatori virtuosi, già impegnati in una vera transizione dei sistemi di allevamento, i cui prodotti verrebbero equiparati a quelli provenienti dagli allevamenti intensivi.
Per queste ragioni Greenpeace e diverse altre associazioni chiedono da tempo di adottare criteri più ambiziosi, per arrivare a definire una certificazione con diversi livelli progressivi di benessere animale, al chiuso e all’aperto, per incoraggiare gli allevatori a migliorare gradualmente i metodi di allevamento puntando ad una progressiva riduzione delle densità e al superamento dei metodi di allevamento intensivi, a partire dall’uso di gabbie.