Se allarghiamo l’orizzonte temporale di valutazione, notiamo che un barile di Brent alla metà di maggio valeva ancora fino a 75 dollari, mentre oggi è sceso in area 60 dollari.
Le prime conseguenze di questa “guerra” tra le due superpotenze sono state il crollo delle quotazioni del petrolio e l’arresto dell’indebolimento del cambio euro-dollaro sulle attese per una politica monetaria americana più accomodante di quella che il governatore della Federal Reserve, Jerome Powell, ha voluto fare bere ai mercati mercoledì scorso, quando ha comunicato il taglio dei tassi di un quarto di punto percentuale.