Già da qui si capisce che il regista Craig Gillespie (che viene dal bel ritratto di donna disfunzionale di Tonya, e certo anche Crudelia disfunzionale lo sarebbe, almeno sulla carta) e gli sceneggiatori Dana Fox e soprattutto Tony McNamara (reduce da un altro racconto sulfureo di ferocità umane, La Favorita) hanno avuto il loro bel da fare per cercare di dare un equilibrio alla storia delle origini di Cruella, esagerando tra troppe spezie e suggestioni, che più che a un’autentica ispirazione fanno pensare a un collage di elementi eterogenei che stanno insieme grazie al sapiente gioco di cucitura (di tessitura si dovrà parlare per un film tutto imbastito intorno alla moda) d’una messinscena lussureggiante piena di abiti di lambiccata fattura – che prendono fuoco, talvolta letteralmente vita –, con una macchina da presa frenetica che plana, sale, scende e segue mobilissima i personaggi attraverso vistosi piani sequenza.