ci fermano per abbracciarci, per raccontare una loro esperienza che diventi la retta parallela dell’esperienza che è stata mia, che ognuno cioè processi la propria storia personale, la propria memoria o il contatto con l’oltre, con la morte, provando – ed è l’unico consiglio che mi sento di dare – a nominare ciò che ci fa male e ci ferisce, perché è di grande aiuto.