L’ultimo film del regista taiwanese Tsai Ming liang è una sorta di contro manifesto rispetto alla tendenza attualmente in voga, non solo a livello cinematografico, che vede il diffondersi di una proliferazione incontrollata di immagini.
Di fronte a questa degenerazione maniacale – un vero e proprio assedio – Ming liang reagisce riducendo, sottraendo, eliminando e sottoponendo il pubblico a una necessaria torsione di sguardo, a una ricollocazione radicale delle prospettive di osservazione.