Non è vero, come si affrettano a rassicurare i sostenitori all’estero, che la riforma non contenga elementi di rischio per il debito pubblico italiano.
Anzitutto, perché l’assistenza finanziaria verrebbe fornita su richiesta di uno degli stati membri dell’euro dietro il rispetto dei parametri fiscali fissati nel Patto di stabilità, cioè se il rapporto debito/pil sia non superiore al 60% e il deficit pubblico non superi il 3% del pil.