L’ansia da prestazione con cui mi accingo a scrivere del finale della seconda stagione di Euphoria è direttamente proporzionale non solo all’amore che il mondo seriale tributa quotidianamente a questa serie, ma anche alla pura e semplice quantità di spunti – narrativi, visivi, culturali, filosofici – che lo show mette in campo ogni volta che decide di apparire sullo schermo.