Esclusa esplicitamente, quindi, la strada più soft, quella dell'accordo non giudiziario e un indennizzo per accompagnare l'uscita del socio privato (da ieri gli staff legali di Invitalia e ArcelorMittal hanno comunque avviato un confronto) e non contemplata la terza ipotesi, quella di una sottoscrizione dell'aumento di capitale da 320 milioni da parte del solo socio pubblico di Acciaierie d'Italia (Invitalia, oggi al 38% e disponibile a salire fino al 66% del capitale) senza contestuale cambio di governance, negato nel vertice dell'8 gennaio dal socio privato ArcelorMittal, oggi al 62% del capitale e di proprietà della famiglia indiana Mittal.