All’inizio erano solo piccole imprese, decine di aziende locali, una galassia di inserzionisti delusi da un mondo dei social troppo timido nel denunciare e combattere odio e razzismo all’interno delle proprie piattaforme.
Ma le sue parole non sembrano avere tranquillizzato inserzionisti e investitori.
Nuova guai per Facebook.
Perché mette nel mirino i principali player digitali, primo fra tutti Facebook ma anche YouTube, Instagram a Twitter, colpevoli di avere un approccio troppo soft nel denunciare e combattere odio e razzismo all’interno delle proprie piattaforme.