Proprio questi limiti, già nei primi test match con Crowley in panchina, hanno ridimensionato dei piani partita ambiziosi nella gestione del pallone, obbligando l'Italia a giocare partite sporche, in un contesto di costante rincorsa, come accaduto anche contro avversari di categoria inferiore, come l’Uruguay.
Crowley ha ribadito più volte che per poter lavorare sulla struttura di gioco che ha in mente, un impianto che vede l'Italia protagonista nel gioco alla mano, è fondamentale crescere sui punti di contatto, in mischia e in rimessa laterale, oltre che sul drive, momenti di gioco cruciali per la conquista di palloni di qualità e sui quali l'Italia ha mostrato negli ultimi due anni dei limiti di base molto profondi.