E riaffiorano con una domanda:
), difficile da immaginare come il prodotto di un falsario, che sarebbe dunque capace di riprodurre, in una prosetta, lo stile di Leopardi e di imitarne la grafia.
Per esempio, un paio di varianti presenti nei versi dell'abbozzo e introdotte nell'autografo napoletano con correzioni risalenti al 1820 farebbe supporre che, se la nostra carta fosse davvero la prima attestazione della poesia, Leopardi avesse recuperato vecchie soluzioni, il che contrasta con le sue abitudini in genere progressive.