Sul palco del Teatro Argentina Turandot ha ripreso appieno la propria anima orientale, intrecciando tradizione italiana con un genere distante, definito anche «quintessenza della nazione» cinese, “guó cuì”, l’Opera di Pechino.
L’esotismo tanto in voga ai primi del Novecento, evidente in un’opera celebre come la Turandot di Giacomo Puccini, ha radici più antiche, basato com’era il libretto (controverso, a cura prima di Giuseppe Adami e Renato Simoni, e poi completato da Franco Alfano) su una vicenda semi mitica divenuta celebre nella favola di Carlo Gozzi, nella quale l’ambientazione orientale andava a braccetto con la volontà dell’autore settecentesco di contrapporre il fantastico al realismo goldoniano.