Il regista romano Ludovico Di Martino punta così appieno sull’avvincente psicotecnica interpretativa del carismatico concittadino Fabrizio Gifuni.
La maschera di sangue, ferocia, sofferenza dell’istrionico Gifuni, che perde in misura drammatica quel che acquista sul versante dell’ormai arcinoto slancio gladiatorio fuori tempo massimo, soffre d’incongruenze palesi.