Fatto è che la svalutazione dello yuan, come da previsioni, si rivela l’arma con cui il governo di Pechino intende controbattere alla “guerra” dei dazi di Trump, con il fine di sterilizzarne l’impatto sulla propria economia.
Il fatto che Pechino non abbia difeso quello che veniva considerato un “floor” per la sua valuta sarebbe un messaggio esplicito di avvertimento agli USA di Donald Trump, a qualche giorno di distanza dall’annuncio di questi che verranno imposti dazi del 10% sulle merci cinesi per un controvalore di 300 miliardi di dollari all’anno.