Mentre in tutta Italia la pasta è lavorata a mano su madie di legno, a Napoli per fare la pasta e amalgamare l’acqua con la semola si usa la forza dei piedi e del peso del corpo e solo in rari casi i piedi sono separati dall’impasto con un telo e si narra che il re Ferdinando II delle Due Sicilie, visitando un pastificio scopre che il metodo di lavorazione della pasta comprende l’uso dei piedi e, ritenendolo poco igienico, commissiona all’ingegnere Cesare Spadaccini un progetto sostitutivo.