Un altro corpo usato come punto di riferimento dagli alpinisti è quello di Shriya Shah-Klorfine, la quale raggiunse la vetta dell’Everest nel 2012 ma fece il fatale errore di soffermarsi troppo a lungo a celebrare il proprio traguardo:
La temperatura estremamente bassa dell’Everest non permette la decomposizione dei cadaveri, che restano invece mummificati o congelati nel luogo in cui sono morti per decenni.