Thompson e Nico Grant hanno spiegato che, per far fronte a questa importante carenza di informazioni, le compagnie di IA sarebbero ricorse a metodi che violavano il diritto d'autore e le policy aziendali pur di non perdere il proprio vantaggio sul mercato.
OpenAI, Meta, Google e le altre big tech che stanno investendo sull'intelligenza artificiale si sono rese conto, sviluppando modelli sempre più ampi, che i dati a disposizione per l'addestramento hanno cominciato a scarseggiare pochi mesi dopo l'esplosione dell'IA generativa.