Ben lungi dal ripetere sempre la stessa solfa, come potrebbe sembrare agli alteri e superficiali critici cinematografici intenti ad attribuire ai registi preferiti intenzioni che a loro non sono passate neanche per l’anticamera del cervello, Gianni Di Gregorio è in primo luogo un fior di galantuomo.
“Ut conclave sine libris ita corpus sine anima” recita, ricordando l’aforisma dell’erudito Cicerone, Gianni Di Gregorio nei panni dell’ex insegnante costretto, pur di coltivare il sogno d’evasione, a vendere un testo raro del Settecento.