Del resto, se la fine della moratoria arrivasse troppo presto, quando ancora le famiglie non si saranno riprese finanziariamente dallo shock di primavera, il boom dei crediti deteriorati zavorrerebbe i bilanci delle banche e si rifletterebbe negativamente sui già scarsi valori in borsa dei relativi titoli.
Questo le spingerà sia a non comprimere eccessivamente i tassi d’interesse caricati su mutui e prestiti, sia a stringere i cordoni della borsa, scremando la clientela e concentrando le erogazioni sulla fetta più rassicurante, perlopiù composta da lavoratori subordinati di mezza età e meglio ancora se alle dipendenze dello stato.