Pur avendo, di fatto, coltivato e portato sul palco vere promesse della musica nostrana (penso al caso di Francesco Gabbani e Maldestro o, andando ancora più indietro, a Ermal Meta che nel 2016 ci fece ascoltare quel gioiello di Odio le favole), Sanremo Giovani appariva sempre più come l’appendice stanca e pesante di una kermesse che necessitava – senza dubbio – di uno stravolgimento, per poter essere efficace anche al di fuori delle pareti dell’Ariston.