Lo stop al genocidio del cantante milanese di origini tunisine é diventato un caso politico sin dal primo giorno di Festival, quando il testo di Casa mia e le sue prese di posizione hanno cominciato a risuonare nelle radio e in televisione scatenando il "sionisticamente corretto" e le feroci reazioni dei parlamentari nostrani.
Peggio ancora pensa Alon Bar, l'ambasciatore di Israele in Italia, che ritiene "vergognoso" sfruttare il palco di Sanremo "per diffondere odio e provocazioni in modo superficiale e irresponsabile".