E allora, come cittadina e come insegnante, guardo con speranza al nuovo accordo tra le istituzioni siglato a Catania che, grazie all’acutezza del giudice Di Bella, costringe le famiglie ad agire concretamente per offrire ai propri figli il sacrosanto diritto all’istruzione, cioè a quel tempo scuola in cui per loro è possibile – anche se non scontato o sicuro – sperimentare circostanze reali di cambiamento e di ristoro per le ferite che si portano dentro.