L'”esplosione nucleare” provocata a catena nel sistema economico finanziario globale dal crack di Lehman Brothers ha letteralmente ucciso umani (basti pensare, in termini simbolici, ai suicidi) e ha – più che virtualmente – annientato milioni e milioni di vite.
Quasi ottant’anni dopo sembra lecito porre come spunto di riflessione – politico-culturale, prima che giuridica – una verifica della nozione di “crimine globale” (al netto di quella suscitata anche negli ultimi giorni dalla comunità ebraica internazionale sull’uso appropriato delle parole “olocausto” e “genocidio”).