L’altro vede il numero razionale del movimento e aspira all’intelligibile.
L’uno vede il numero nel movimento e si ferma al sensibile.
Nel secondo libro, Agostino difende la prospettiva che ciò che ci diletta ogni volta che facciamo esperienza di creazioni artistiche ben costruite (= dai moti armonici e proporzionati), o che rinviano attraverso le costruzioni ritmiche a un significato profondo e a una vicenda interessante (= hanno un contenuto razionale), è appunto l’armonia dovuta al numero.