In pratica, se la prima stagione di The Boys, dando i gradi di “cattivo più importante” a un bambinone mascellato che dietro il filtro instagrammato del supereroismo è un volgare maniaco ossessivo, mostrava il marcio dietro le quinte di certe multinazionali capaci di modificare la nostra percezione della realtà a colpi di social, la seconda stagione prende di mira la politica vera, quella “ufficiale”, in un’era trumpiana di muri e paura del diverso che, neanche troppo velatamente, viene messa in relazione con il grande spettro del Novecento, ovvero un nazismo che ci piace considerare morto e sepolto, ma che invece in certe sue forme primordiali è tutt’altro che sparito.