(Columbia Records / Sony Music) Quinto atto per gli indiscussi signori del folk nordico.
La band di Einar Selvik ha raggiunto un successo planetario unico, risultando tanto imitata quando straordinariamente unica.
Con questo ‘corvo bianco’ (nonostante quanto suggerito dalla copertina) musicalmente riprende e continua la trilogia di “Runaljod”, dopo la bellissima divagazione scaldica di “Skald” (recensione qui), enfatizzando in modo impersonale l’io artistico di Einar (il titolo è una variante del suo nome d’arte totemico), il quale con un forte senso di speranza e vita si lega indissolubilmente con la natura, con la montagna, con la spiritualità della stessa e, soprattutto, con gli animali bianchi e sacri, i quali nel simbolismo e nelle leggende norrene (e non solo) sono essenziali nelle tradizioni animiste e considerati indubbiamente profetici, degli autentici postivi messaggeri delle divinità, rispecchiandone la purezza ed il collegamento tra il mondo terreno e quello degli Dei.