ecco White Buffalo, Jake Smith, il batterista magnifico (“the fucking machine” lo chiama lui) Matt Lynott, un mostro della ritmica come non se ne sentono più dai tempi di Kenny Aronoff, un bassista punk che non si ferma un secondo, il basso carismatico a livello inguine, i salti a gambe unite, Cristopher Hofee.
In una sera in cui come in tutte le altre stavo accasciandomi sul divano a leccarmi le ferite della giornata, ho preso la macchina all’ultimo minuto, ho guidato per dieci minuti (sia benedetto il Carroponte, zanzare a parte), e senza aver mai ascoltato una loro canzone in vita mia, mi sono affidato al desiderio di sopravvivenza, come quando ero giovane.