Ad Astra è a tutti gli effetti un film di fantascienza filosofica, capace di guardare al racconto dello spazio in maniera diversa rispetto a esempi recenti, come quelli dei Gravity o degli Interstellar, cercando una strada nuova e personale, che sia capace di coniugare la complessità della riflessione con la spettacolarità del racconto e dell’impianto formale.
Se il Maggiore McBride di Ad Astra è chiaramente la versione spaziale del Capitano Willard, alle prese con un Kurtz situato ai margini del sistema solare - e che è pure, titanicamente, suo padre -, la sua crisi interiore non è quella raccontata dal film di Coppola.