Il Parlamento, fiutando il rischio che l’opinione pubblica avrebbe gridato allo scandalo, accusando la politica di favorire eccessivamente gli interessi dei club di calcio, mesi dopo restringe il beneficio a favore dei giocatori stranieri (o italiani tornati a calpestare i campi di Serie A), elevando al 50% l’imponibile tassato e prevedendo un’imposta una tantum dello 0,50% dell’intero imponibile, il cui gettito sarebbe andato a finanziare i vivai.