Quello che non possiamo permetterci è l’innesto di un nuovo ciclo di riforme normative dei rapporti di lavoro e la dispersione delle risorse per sussidiare in modo inappropriato la sopravvivenza di aziende decotte e finti posti di lavoro.
La graduale ripresa delle attività produttive ha rimesso in moto il mercato del lavoro per la componente delle persone disoccupate in cerca di lavoro, +307 mila, e una corrispondente diminuzione delle persone inattive che erano aumentate sensibilmente nel corso dei due mesi precedenti per effetto del lockdown.