Aiutato dalle location (il nord della Grecia è meraviglioso, Atene un simbolo perfetto del degrado metropolitano contemporaneo e delle crisi del presente), dagli attori (anche greci) e da una mano registica abbastanza felice (nonché supportata da un team tecnico di tutto rispetto), Beckett ti tira dentro alla storia piuttosto in fretta e nel complesso ti tiene lì fino alla fine, a dispetto di alcune fasi di eccessivi spiegoni, come quelli che arrivano quando Beckett in macchina con le due attiviste, una delle quali è Vicky Krieps, e del fatto che tutto il terzo atto è un po' telefonato.