A questo apprendistato “di strada”, che comprende anche a vent’anni l’Opera dei Burattini di Maria Signorelli, una palestra eccezionale – impensabile nel curriculum di un attore di oggi – in cui si esercita a dar voce ai pupazzi, Carlo aggiunge la formazione “canonica”, lui figlio di Mario, docente universitario di Storia del Cinema e amico persino di Roberto Rossellini, che quando vede i primi corti amatoriali del giovanissimo Verdone gli suggerisce di iscriversi al Centro Sperimentale di Cinematografia, che lui segue contemporaneamente alla facoltà di Lettere Moderne, dove si laurea con una tesi sul rapporto tra la letteratura e il cinema muto.