Da quanto emerge dall’indagine su Bellomo, il giudice umiliava le allieve che non rispettavano i suoi ordini “anche attraverso la pubblicazione sulla rivista on line della scuola delle loro vicende personali, e minacciandole di ritorsioni sul piano personale e professionale”.
Bellomo avrebbe addirittura costretto le allieve alla “cancellazione di amicizie, di fotografie pubblicate”, “l’obbligo di immediata reperibilità“, il “divieto di avere rapporti con persone con un quoziente intellettivo inferiore ad uno standard da lui insindacabilmente stabilito”.