in tal modo venne a definirsi un “perimetro” delle verità accettabili sul caso Moro, che ha eliminato dalla scena molti punti problematici.
Eppure circa un mese dopo l’arresto, si trova una nota su Conforto, tempestivamente inviata dal Sismi al Sisde e poi da questo al capo della Polizia e al segretario generale del Cesis (Comitato esecutivo per i servizi di informazione e sicurezza) l’8 giugno 1979, nella quale si fornivano elementi su Giuliana e Giorgio Conforto, ipotizzando che quest’ultimo “bruciato come agente informatore sovietico, sia rimasto, nel dopoguerra, fiduciario del Kgb, il quale potrebbe averlo manovrato non più nel campo spionistico tradizionale, ma avvalersene come ‘agente d’influenza’ nel settore politico con compiti di: