Lo confermano i dati sui campioni di alimenti prelevati nella zona rossa, resi noti questo mese di settembre da Greenpeace e dall’associazione Mamme No-Pfas e ottenuti dopo una battaglia legale con la regione Veneto.
Sebbene comunicati in maniera non del tutto completa, i dati confermano che la contaminazione ha riguardato molte tipologie di alimenti tuttora prodotti nella zona e complessivamente il quadro non è comunque esaustivo.