non serve la forza di volontà ma servono molta cura, pazienza, amore e un po' di "architettura" per riorganizzare le proprie abitudini quotidiane, a cominciare dal piatto in cui si mangia», prosegue l'esperto.
Ma i disturbi alimentari non sono mai una questione di forza di volontà.
Dall'altro la forza della biologia della sopravvivenza che, a ogni costo, vuole salvare il soggetto dall'estinzione e, di conseguenza, alza i livelli di allerta facendo sì, a sua volta, che il pensiero del cibo diventi ancora più forte.