E la Germania non può dal canto suo permettersi di subire altri colpi all’export con il rafforzamento dell’euro (ma lo stesso dicasi per le imprese italiane).
Le ultime stime della Commissione europea parlano di una crescita del pil tedesco dello 0,5% per il 2019, seguita da un’accelerazione al +1,5% per l’anno prossimo, ma la realtà si sta evolvendo con una negatività inattesa, se è vero che Olli Rehn, banchiere centrale finlandese e di solito considerato un “falco” monetario, nei giorni scorsi si è fatto sentire per ribadire la necessità di nuovi stimoli da parte della BCE, notando come “il rallentamento dell’Eurozona non sarebbe temporaneo”.