“La pandemia ha fatto capire anche ai non addetti ai lavori cos’è un Paese senza la cultura, ha fatto avvicinare le persone a nuovi bisogni culturali.
Per questo sono sempre più convinto che dopo la fine della pandemia – che è stato uno spartiacque così forte nelle esperienze individuali e collettive che non potrà chiudersi come una parentesi ma lascerà delle tracce positive e negative – tra quelle positive dobbiamo aspettarci una crescita dei consumi culturali degli italiani e formare persone in questi settori diventa un investimento fondamentale per il Paese, perché la cultura sarà trainante nei prossimi anni”.