Ma certo che leggere che il Pil al 6,5% si traduce in un incremento del desiderio di cambiare lavoro e in una sorta di impulso collettivo a trovarsi un’occupazione “più bella, più adeguata, meno stressante” genera sconcerto, stupore e in qualche misura melanconica depressione nel lettore e poi anche in chiunque abbia una vaga idea di com’è il mondo reale e di quanto questo confligga con la fotografia instagrammatica che ne forniscono le statistiche.