«Sulla sommità del Monte Ortobene Grazia Deledda si era fermata a guardare il mare con il suo sogno di diventare scrittrice contro tutto e contro tutti, con la sua decisione di far salire la Sardegna sulla ribalta del mondo e con il suo desiderio più ardente di scappar via» .
Che sia colpa del pregiudizio di certa critica che non le perdonava la «sardofonia» del suo scrivere e che troppo frettolosamente la aveva relegata al «Verismo», o l’ingenerosa e fors’anche misogina elaborazione romanzesca in Suo marito che ne fornì Pirandello, o ancora l’acredine con cui i suoi concittadini accolsero i suoi scritti perché rei di dipingere una Sardegna strettamente legata a riti ancestrali, fatto sta che Grazia Deledda con le sue possenti e aeree narrazioni espressioniste non ha mai goduto appieno del ruolo che pure il riconoscimento del premio Nobel per la Letteratura nel 1926 le aveva conferito, restando ai margini del canone letterario italiano.