Alcuni dei maggiori gruppi industriali europei hanno deciso di investire in una start up svedese per produrre acciaio senza causare emissioni nocive.
Ora, premesso che il capitale di avviamento della start up pari a 105 milioni di dollari appare ictu oculi ancora limitato rispetto a un investimento che avrà dimensioni complessive ben maggiori – dall’acquisto dei terreni a quello dei macchinari e dal loro montaggio a quello delle materie prime per l’avvio del ciclo produttivo, sino all’assunzione della manodopera di cui peraltro non si specifica la quantità nella varie fasi di esercizio della nuova acciaieria, dal suo avvio alla messa a regime -, abbiamo evidenziato le tempistiche di medio-lungo termine previste per l’entrata in produzione del nuovo sito perché molti osservatori in Puglia e a Taranto hanno subito pensato di poter applicare quel modello impiantistico allo stabilimento di Acciaierie d’Italia, sostituendovi ut sic l’area a caldo ora esistente – sul cui funzionamento peraltro pende ancora la sentenza del Consiglio di Stato – e iniziando l’installazione di un ciclo produttivo full electric simile a quello previsto in Svezia, da avviarsi in esercizio entro un triennio, secondo la proposta avanzata da Danieli, Saipem e Leonardo che ipotizzano un investimento di 6 miliardi per una produzione a regime fra i 6 e i 7 milioni di tonnellate, salvando l’occupazione e abbattendo l’inquinamento.