man mano che, tra una conversazione con un gay piuttosto sopra le righe, una colonna sonora il più delle volte invadente e fuori luogo, battute idiote riguardanti i testicoli “neri” del citato Frazer e la ridicola situazione che vede un’infermiera impegnata a verificare se il samurai cop in questione sia sessualmente ben dotato, s’inanellano tutti gli elementi che hanno consentito al lungometraggio di rientrare nella categoria definita “So bad, it’s good”, comprendente le produzioni talmente brutte da risultare divertenti.