In questo frangente temo più un calo dei consumi che l’inflazione, perché abbiamo dovuto scaricare a valle questo +4,8% a fronte di aumenti di listino che sono arrivati a raggiungere incrementi lordi compresi tra il 20% e il 53%.
Abbiamo ricevuto da parte dei fornitori, in tre tranche, richieste di aumenti di prezzo della pasta di semola dura fino al 53%, ma i rincari riguardano anche l’olio, i legumi, il riso, le confetture, i surgelati, il tonno, i succhi… E’ da 30 anni che va avanti così, che all’interno della distribuzione si accettano, chi più e chi meno, gli aumenti di listino da parte dei fornitori.