Se il film gode nella sua totalità di una visione macabro-fiabesca della vita del povero Arthur, analizzandone psiche e comportamenti, soffermandosi su questa figura-ombra esile e maltrattata incapace di contenere il suo malessere, che esplode paradossalmente in fragorose risate di natura neurologica, è a circa mezz'ora dall'inizio che arriva quella che potrebbe essere considerata la scena madre di Joker, il punto di non ritorno, la catarsi oscura del protagonista.