Così si preferisce elargire sussidi e bonus per compensare gli stipendi da fame che ormai accomunano centinaia di migliaia di lavoratori.
C’è una Italia che lavora, produce e tira le fila di una ripresa che fatica a venire, e un’Italia che vive (o meglio “sopravvive”) di bonus, sussidi e salari da fame.
E il tasso di disoccupazione giovanile è al 33%, è gioco facile per i datori di lavoro offrire contratti al ribasso.