Il criterio del ‘comune’ come luogo in cui privato e pubblico si incontrano e negoziano, contrattano, come in una grande piazza, luogo di movimento, di percorsi, che abilita al riconoscimento dell’altro come altro, di equilibrio e misura tra il particolare e l’universale… Nel comune l’ascolto genera il dialogo, la riflessione, il pensiero critico, affinché si creino ponti e non muri o fili spinati, affinché l’altro possa essere riconosciuto come fratello e non nemico, perché non mi sta togliendo niente, anzi è una opportunità da convocare, nel senso etimologico della parola, vocare con, chiamare insieme…” “Il comune ci consente di riconoscere ciò che abbiamo sempre scartato, messo da parte, ghettizzato, perché al centro ha sé stesso e il suo bene, e tutti noi siamo come le stelle della bandiera europea, fautori di circolarità, abitando il paradosso di dover essere tutti equidistanti dal centro, per poterlo custodire;