Rosita Copioli, poetessa e studiosa riminese, in questo primo centenario dell’amico Federico Fellini (1920-1993), sceglie una strada originale, e ci offre un libro (Gli occhi di Fellini, Vallecchi Editore) che rifugge dalla cristallizzazione di un ricordo o di un’interpretazione e ha il respiro invece – si potrebbe dire la scansione e il ritmo nell’argomentare – di una partita che non è ancora chiusa, nella quale si alternano il tremore delle scoperte vecchie e nuove, di ferite ancora non rimarginate, l’indignazione, a volte, per fatti che tornano alla mente, come seguendo qualcosa di ancora vitale: