Per mezzo, infatti, di una metodologia progettata dall’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (con acronimo Enea), la tecnica messa a punto andrebbe a fondere – nella rilevazione delle rovine prodotte dal terremoto, della loro pericolosità e relativi aree e volumi –, l’impiego di dispositivi di controllo aerei e satellitari, con la facoltà di estrarre i dati attraverso rilevazioni effettuate direttamente sul posto o da remoto.