“Mai Raramente A Volte Sempre” sono le quattro risposte possibili del questionario cui deve sottoporsi Autumn, una diciassettenne della Pennsylvania che è andata a New York perché lì è possibile per una minorenne abortire senza il consenso dei genitori.
È questa l’unica, autentica impennata emotiva di Mai Raramente A Volte Sempre (Never Rarely Sometimes Always), il film di Eliza Hittman che, dopo il passaggio al Sundance, il Gran Premio della Giuria a Berlino e recensioni entusiaste soprattutto inglesi e americane giunge in sala (si fa per dire, non sono più di una decina su tutto il territorio nazionale) in questo disgraziato agosto post Covid, destinato all’invisibilità e in attesa di recupero sulle piattaforme.